martedì 20 settembre 2022

Di sciamani, di donazioni e di pseudocure

Nota: questo post è stato pubblicato il 18.09.2022 sulla nostra pagina Facebook; è stato cancellato due giorni dopo perché violerebbe le regole del social in materia di bullismo e intimidazione (sic!)

(click per ingrandire)
L'inchiesta di Selvaggia Lucarelli, partendo dalla vicenda di Paolo Palumbo[¹], ha riacceso i riflettori sulla pratica delle donazioni in denaro destinate a "cure" dispensate spesso da ciarlatani conclamati, finendo più o meno consapevolmente a foraggiare quel fitto sottobosco fatto di loschi figuri (quando non di veri e propri criminali come Davide Vannoni o Tullio Simoncini) dalla dubbia morale che, appollaiati su un ramo come avvoltoi, non aspettano altro che di turlupinare il prossimo con pseudoterapie di nessuna efficacia o addirittura pericolose per la salute. C'è da dire che i familiari dei bambini beneficiari delle donazioni sono sempre molto reticenti quando si tratta di spiegare per quali cure verranno impiegati i soldi raccolti. Il sospetto è che tale omertà derivi dal fatto che ci si rivolga alle pratiche che somigliano più alla stregoneria che alla medicina, operate dai soliti noti[²].

Tra le vittime degli sciamani anche un nostro follower, che ha accettato, dietro la garanzia dell'anonimato, di raccontare la propria esperienza:

«Mi è stato chiesto di portare la mia testimonianza su quanto avvenuto circa 10 anni fa quando, in preda alla disperazione a causa di una malattia che allora non aveva ancora un nome né una diagnosi, mi rivolsi a una clinica in Germania sbandieratami come una sorta di corte dei miracoli dove la gente si rivolgeva per ottenere terapie e cure che da altre parti erano negate o sconosciute. In particolare, il dottore a capo della clinica sembrava essere un luminare nonché conoscitore di qualsiasi tipo di patologia.
Guardai il sito della clinica: chiesi informazioni. La segretaria, molto gentilmente, mi rispose dandomi indicazioni su come raggiungerla e, soprattutto, su come effettuare il pagamento delle cure. Pagamento che si aggirava (solo per le "cure") attorno ai 5000 euro (a cui si dovevano aggiungere il vitto e l'alloggio, a carico del paziente).
Preso l'aereo, accompagnato da mia madre, arrivai in Germania. L'aereo era praticamente pieno di coloro i quali sarebbero divenuti i pazienti del dottore, tutti desiderosi di ricevere lì il loro piccolo miracolo. La maggior parte di loro aveva problemi legati all'intestino, ma c'era anche gente ammalata di sclerosi, gente con cancro (anche in fase avanzata) e altri ancora i quali arrivavano dalla Francia o, addirittura, anche dal Canada. Così, a prima vista, mi sembrò davvero di essere alla corte di un luminare.
Il primo giorno effettuai dei prelievi del sangue; poi seguirono scansione della retina (iridologia), esame delle intolleranze, radionika, esame delle urine e fotografia Kirlian. Tutte analisi non convenzionali di "medicina alternativa" affiancata alla naturopatia. Da questi "esami" emerse una serie sconfinata di intolleranze suddivise in quattro gruppi (il gruppo 1 era composto da alimenti che potevo mangiare, ma non tutti i giorni; il gruppo 2 quello degli alimenti da mangiare massimo una volta al mese; il gruppo tre alimenti da mangiare ogni 2-3 mesi e infine il gruppo 4 alimenti da non mangiare per 4 mesi e reintrodurre poco per volta). Immancabili le intolleranze a glutine, frumento e caseina (che non si capisce perché ci devono sempre stare).
Mi furono inoltre consigliati 2 cicli di idrocolonterapia. Durante il primo soffrii parecchio, mentre nel secondo quasi ci rimanevo secco. E questo perché io soffro di CIPO[³] e il mio colon era praticamente un pezzo morto. Avevo detto che volevo operarmi, ma il dottore mi sconsigliò fortemente l'intervento (così come quello di colecistectomia), perché, a suo dire, non si deve mai operare. Con un intestino praticamente paralizzato, farsi infilare litri di acqua è una follia totale (non potevo saperlo), perché, oltre a non riuscire a liberare l'intestino dalle scorie, non riesci più neppure a svuotarlo dell'acqua che hai inserito. Durante l'esame stetti molto male e mi contorsi dal dolore, ma nulla rispetto a ciò che accadde dopo dove rimasi 2 giorni a soffrire, perché non riuscivo neppure a liberarmi dall'aria. Ricordo ancora che il dottore disse «È impossibile: dopo l'idrocolon non rimane nulla nell'intestino, neppure l'aria!»
Peccato che il mio intestino era stronzo, ma questo, senza esami specifici eseguiti in un ospedale vero da medici veri, non lo si poteva sapere.
Mi fu detto, inoltre, che ero intossicato: avevo intossicati i reni, il fegato, la milza, il pancreas e la colecisti da tossine e metalli pesanti. Il dottore mi spiegava tutto, la mia situazione era drammatica, ma non impossibile da risolvere: dovevo seguire alla lettera i suoi consigli e la terapia che mi avrebbe prescritto a base di farmaci omeopatici e fitoterapici, poi inviare l'esame delle urine e, nel caso, tornare lì.
Ogni mattina mi sottoponevo a un esame in cui il mio corpo veniva bombardato dai raggi ultravioletti, perché, a loro dire, così sarei stato rivitalizzato e energizzato. Era vero: peccato che quello era solo effetto placebo. Mi convincevo, volevo credere, che sarei stato bene, che stavo guarendo. Invece stavo solo peggiorando o, comunque, non migliorando.
La cura in Germania durò quindici giorni: quindici giorni di nulla, di fatto, perché poi, dopo un mese, spedito l'esame delle urine (costo: 100 euro), mi fu detto che nelle mie urine vi era presenza di acido urico, quindi avrei dovuto seguire una terapia e un'alimentazione specifica. Non sto neppure a dirvi che finii pure nelle mani di un nutrizionista ITALIANO che voleva sottopormi a clisteri di caffè e che per disintossicarmi mi preparò quella che chiamava "Zuppa di Ippocrate"[⁴] (che poi scoprii essere un copia-incolla da internet. Cercatela, si trova facilmente con Google).
Se pensate che la mia condizione era tra le peggiori beh, vi sbagliate. Vi ho detto che lì c'era gente ammalata di cancro, la quale non voleva sottoporsi a chemioterapia o, magari, perché non vedeva risultati derivanti dai cicli di chemio o radioterapia. Uno tra questi era il padre di un ragazzo con cui feci amicizia: dopo una settimana circa, venni a sapere che lo riportarono d'urgenza in Italia perché ormai giunto al capolinea.
Vi prego di non giudicare chi si rivolge a queste "cliniche": la maggior parte di questa gente è gente disperata, la quale non trova risposte dalla medicina ufficiale che la etichetta come "pazza", malati immaginari o, ancora, con la cosa di cui oggi fa più trend: fattore psicosomatico.
La mia malattia aveva un nome: CIPO (pseudostruzione intestinale cronica). Prima di rivolgermi al "dottore" tedesco, ho peregrinato per tanti anni negli ospedali italiani, da nord a sud, nei quali l'unica cosa che sapevano dirmi è "è un fattore psicosomatico". A Milano, poi, si superò la misura: la primaria mi urlò contro che ero anoressico, non volevo mangiare e che quelli come me lei li conosceva bene, ma che mi avrebbe messo in riga lei. Sottolineo: medico primario del reparto di gastroenterologia (per pietà non farò nomi di persone né di strutture). Mi domando: berciare come una pazza davanti a un paziente ammalato lo reputate normale? Se fossi stato davvero anoressico quello sarebbe stato l'approccio migliore per avvicinarsi a me? Stessa cosa gli infermieri dello stesso ospedale, i quali rivolgendomi a me urlavano «Vuoi mangiare??? Non sei alto un metro e un cazzo che devi pesare 45 chili!»
Se alla fine cadiamo nella trappola di questi santoni, è perché la medicina ufficiale, il più delle volte, non ha cuore né anima nei nostri confronti. Fortunatamente ne sono venuto fuori dopo quasi 20 anni, quando ho trovato un bravo chirurgo che ha saputo ascoltarmi e operarmi. Attualmente sono portatore di ileostomia, non ho più il colon né la colecisti, seguo una terapia e una dieta estremamente rigide. C'è chi, però, non è stato così fortunato. C'è chi continua ancora a rimanere vittima di questa gente (pseudo medici autoproclamatosi santoni), i quali, dietro sorrisi e modi gentili di fare, non solo ti svuotano il conto in banca, ma, oltre a non curarti affatto, rischiano che la malattia, peggiorando, possa finirti».
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[¹] ref.: Domani - "Il padre di Paolo Palumbo: «I soldi li chiede mio figlio, non so per quali farmaci servano»" | Link: [https://bit.ly/3dnt44d]
[²] Dal nostro blog: "Di autismo, di IBAN e di bambini" | Link: [http://bit.ly/2HeZ0o5]
[³] Osservatorio malattie rare: "Pseudo-Ostruzione Intestinale Cronica" | Link: [https://bit.ly/3BLrann]
[⁴] cfr.: "Il programma nutrizionale del dottor Gerson per malattie c.d. incurabili" | Link (depurato): [https://archive.ph/To6qI]


 

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