domenica 9 settembre 2018

In costante calo le vendite dei rimedi omeopatici

I risultati della ricerca
effettuata da New Line
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Si conferma il trend negativo, iniziato nel 2015, delle vendite di rimedi omeopatici.
Il rilevamento rappresentato nel grafico a lato è stato effettuato da New Line s.r.l., società specializzata in ricerche di mercato nel settore farmaceutico.
Di diverso avviso sono alcuni produttori, tra i quali spicca la multinazionale francese Boiron, che contesta così i dati forniti lo scorso anno da Omeoimprese (che stima tra i 70 e i 90 milioni di euro su 300 miloni di fatturato le perdite complessive delle aziende del comparto entro la fine del 2018 e la scomparsa di oltre 10000 preparati omeopatici su 15000 dagli scaffali delle farmacie):
«Il trend negativo del settore è assolutamente in linea con quello dell’automedicazione nello stesso periodo. Con la differenza che rispetto agli Otc i farmaci omeopatici non possono fare pubblicità alle indicazioni terapeutiche e non hanno il foglietto illustrativo…»
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o altre organizzazioni come l'Istituto Omeopatico SIMOH, che sfoggia il coloratissimo grafico a lato (privo di qualsiasi riferimento) e afferma orgoglioso:
«Tra le cosiddette medicine non convenzionali l’utilizzo della medicina omeopatica da parte della popolazione mondiale è sempre in continuo aumento, come dimostrano le più recenti indagini statistiche»
e a questo proposito cita l'OMS guardandosi però bene dal fornire la fonte di questa bizzarra informazione.
La Finanziaria 2015 (legge 190/14) ha imposto la presentazione all'AIFA dei dossier relativi ai preparati omeopatici, condizione indispensabile perché ogni produttore possa mantenere in commercio i propri medicinali. L'Agenzia del Farmaco avrà tempo fino a dicembre 2018 per valutarli e assegnare le autorizzazioni alla messa in commercio. Si stima che saranno circa 3000 i rimedi omeopatici inseriti nel prontuario dei farmaci disponibili in farmacia a partire dal gennaio del 2019, elevando così al rango di farmaci dei prodotti che, secondo la Comunità scientifica internazionale, hanno efficacia pari a quella di qualsiasi placebo. Anche il Comitato Nazionale di Bioetica ha espresso forti perplessità in merito alla modalità di etichettatura dei preparati e ha auspicato  le opportune modifiche per "ridurre potenziali effetti confondenti" e "garantire l’obiettivo di un’informazione corretta, completa e realmente comprensibile"; secondo il CNB la dicitura attuale "medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate" è insufficiente "ad assicurare la necessaria trasparenza informativa e il rigore che sono un pre-requisito essenziale per la commercializzazione di qualsiasi farmaco" e suggerisce che la frase "Medicinale  omeopatico  senza  indicazioni  terapeutiche approvate"  sia  modificata  e  integrata  in  questo  modo: "Preparato omeopatico di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate".
Dopo anni di latitanza sull'argomento anche la FNOMCEO (la Federazione che riunisce gli Ordini Provinciali dei Medici) ha preso posizione sull'omeopatia attraverso il nuovo portale Dottoremaeveroche:
«Sebbene vi siano pubblicazioni di vari studi, allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche (quella dei simili, la succussione o l’utilità delle diluizioni per potenziare i rimedi) secondo i canoni classici della ricerca scientifica. Infatti, diversi studi condotti con una metodologia rigorosa hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici. Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli che si ottengono con un placebo (una sostanza inerte). D’altra parte sarebbero numerose le testimonianze personali che riferiscono di successi terapeutici dovuti all’omeopatia, ma questi potrebbero essere facilmente spiegabili con l’effetto placebo, con il normale decorso della malattia o con l’aspettativa del paziente. L’effetto placebo è conosciuto da tempo, ha una base neurofisiologica nota e funziona anche su animali e bambini, ma il suo uso in terapia è eticamente discutibile e oggetto di dibattito».

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